martedì 15 ottobre 2013

L'AMORE AL TEMPO DEI BAMBINI



Che tutte le cose cambino con il passare del tempo, è chiaro a tutti ma mi sono resa conto come anche i tempi e i modi di vivere l'amore siano cambiati da quando ero piccina io. Francamente io, fino ad elementari finite, non ho avuto la facoltà di confessare in famiglia di avere una simpatia perché ero "troppo piccola per fidanzarmi". Dalle medie in poi, ho deciso che non era necessario confessare proprio tutto, in famiglia.

Ma oggi è diverso: Jacopo, per esempio, è "ufficialmente e felicemente fidanzato" con S. (non rivelo il nome per questioni di privacy). E' fidanzato in casa, nel senso che lei è venuta a casa nostra e lui a casa sua, luogo dove si sono scambiati una sorta di promessa regalandosi a vicenda, un dinosauro di gomma e promettendosi che da grandi avrebbero fatto i paleontologi insieme. Se questo non è un impegno, allora...Lei gli ha fatto sapere che si sbrigasse a decidere il giorno in cui sposarsi perché potrebbe avere degli impegni. Si sposeranno di lunedì, ma quando saranno grandi: mio figlio è un ragazzo assennato, non affretta le cose. 
Lei è molto, molto carina: bionda, occhioni da cerbiatto, ottima famiglia (per chi avesse conosciuto la mamma, può spiegarsi facilmente perché mio marito favorisca questo amore...). 

Torniamo, per un attimo, indietro ai tempi del secondo anno di scuola materna: a mio figlio non gli ci stava nessuna anche se, core de mamma, è tanto bellino anche con quella ruga perenne in mezzo alla fronte. Prima c'è stata la sbandata per A. boccoli biondi e occhi azzurri, davvero bella ma troppo grande per lui: un anno vuol dire a quell'età, e poi lei aveva la passione per Pietro in quanto bambolotto da prendere in collo e portare a casa. Poi c'è stata la D.: un amore anche lei ma, purtroppo, la prima vera delusione; alla domanda "mi ami?" (perché il mio è anche un ragazzo serio, non è uno da "un pomeriggio a giocare" e via!) il NO secco della bambina l'ha messo a tacere e con lui il desiderio di trovarsi una compagna. 
Nel frattempo, a detta di altre mamme, Jacopo ha spezzato qualche cuore: c'è stata la G. che ogni volta che lo vedeva lo metteva spalle al muro per riempirlo di baci, allontanata con l'asserzione "sei troppo piccina per me, ne devi fare di strada ancora". Poi c'è stata l'I. e la M. che, probabilmente per emulazione dell'altra, gli correvano dietro aiutando la G. perché lei potesse riempirlo di sbaciucchi.
Passa un anno e arriva Lei. O meglio, Lei c'era già ma io voglio immaginarmi il loro incontro così: pensate a una classe qualunque di una qualunque scuola materna, con i tavolini colorati, le seggioline piccole e 25 bambini che fanno chiasso e giocano. Lui disegna, Lei anche. Sono seduti a due tavoli diversi. Lui, che è chiamato l'Artista, perché disegna bene, si alza per andare dalla maestra a mostrare il suo piccolo capolavoro. Nel contempo butta un occhio sul foglio dell'altro individuo (che lui non ha ancora focalizzato come appartenente al suo universo, trattandosi di femmina, genere al quale ha deciso di disinteressarsi, almeno per ora). Guarda il disegno e vede che si tratta di un dinosauro dal collo lungo, colorato di rosa. Bellissimo. Poi lui guarda Lei e si accorge che non solo è una bambina ma è anche parecchio budina (termine coniato da Jacopo per definire una bella ragazza). "Che bel dinosauro!" "Anche il tuo" "Lo sai, che io a casa, ho un dinosauro enorme?" "Anch'io" "Ma tu cosa vuoi fare da grande"...Si scambiano le prime parole ed è subito amore. Galeotto fu, quindi, l'Apatosauro rosa.
Chi li ha visti ritrovarsi dopo le vacanze, racconta di lui che dice "C'è la S." e inizia a correre. "C'è Japoco", dice Lei, volando di corsa nel vialetto dei giardini, per finire in un lungo abbraccio pieno di baci e di carezze innocenti. 
Li ho visti parecchie volte anch'io e con la mamma della S. si sorride di questo amore infantile e ingenuo che però fa tanta tenerezza. Specie perché i due innamorati sono costretti a portarsi dietro la piccola palla al piede di pelo rosso che, non avendo ancora trovato la sua compagna, si incastra sempre nel mezzo. A guardarli c'è anche da ingelosirsi perché un amore così delicato non si può più provare, da adulti. 
A questo punto sorge spontanea una riflessione: ma chi ha detto che c'è un tempo per ogni cosa? Ma soprattutto, chi dice che i bambini di 5-6 anni sono troppo piccoli per provare dei sentimenti? 
Chi lo pensa è perché non ha mai assistito ad un bambino che NON da un bacio sulla bocca alla sua mamma, perché lui è già fidanzato. Non ha assistito alle prime risse con il compagno che vuole "rubargli" (senza speranza, oserei dire) la sua bella. Non ha mai assistito al pezzettino di cuore che entrambi hanno riservato per l'altro. 

Certo non mi aspetto di vederli all'altare: chissà quanti bambini prima e ragazzi poi, incontrerà la S. e quante compagne interessanti troverà Jacopo. Ma, a me, non mi toglierà mai nessuno l'immagine dolcissima di S. che tiene per mano Jacopo e Pietro, camminando sul vialetto dei giardini, in un caldo pomeriggio di fine estate.

1 commento:

  1. Veramente a quell'età io giocavo già da un pezzo al dottore. Se vuoi ti fornisco anche i nomi delle degenti... I bambini hanno da sempre, credo, un eros già tracciato anche se ancora confuso.
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