mercoledì 6 novembre 2013

CHI NON LA FA IN COMPAGNIA O E' UN LADRO O E' PIETRO!

La si può chiamare in tanti modi. Dal più scientifico feci, al più infantile popò, passando da sterco, a escremento o dal più volgare merda. Ma la cacca la fanno tutti: Brad Pitt, la sua bellissima moglie Angelina, la regina d'Inghilterra, la ex first lady francese Carla Bruni, il mio temutissimo ex professore di filosofia. Insomma tutti.
C'è chi la fa leggendo un giornale, chi la fa fumando una sigaretta per coprire l'odore, c'è chi non ha bisogno della cicca perché i suoi funzionalissimi villi intestinali gliela fanno fare inodore. C'è chi suona la chitarra o ne approfitta per mangiare un panino. C'è chi si spoglia integralmente prima di sedersi sul wc o chi non si sveste affatto e la fa nel pannolone. C'è chi è costretto a farla con i figli intorno anche se vorrebbe avere un attimo di privacy almeno sulla tazza e c'è chi per farla ha bisogno di compagnia. Questo è il caso del mio figliolo grande, Jacopo.

La scena che si svolge, più o meno tutte le sere è questa: dopo cena i bambini per allietarci la serata si alzano da tavola, portano i giochi in cucina e iniziano a fare caos affinché non si riesca a sentire quello che passa la televisione o ci impedisca di scambiare giusto due parole.
Ad un certo punto Jacopo si eclissa, si nasconde in un angolo e s'infila la mano nei calzoni, tra le meline. Lui dice che gli è necessario per spingere la cacca indietro.
Quello è il segnale. Se Pietro è seduto a tavola o più facilmente sotto la tavola e lo vede, capisce. Sa che da lì ad un minuto gli toccherà sentire la frase Pietro vieni a farmi compagnia?
Se il concetto è sempre quello, l'asserzione può essere imperativa: Pietro, accompagnami in bagno. Senza se e senza ma. Non è previsto un rifiuto.
Oppure minacciosa: Pietro se non mi accompagni in bagno (poi segue un ti prendo il tale gioco, o dico alla mamma la tale cosa, o non ti faccio giocare a...).
O prevede un patto: Se vieni con me, dopo ti do quella cosa (che può essere un Fruttolo o un gioco)

Se Pietro dice che non ne ha voglia, Jacopo inizia a piagnucolare (sempre con la mano tra le meline) che Non è giusto, io ti accompagno sempre (cosa chiaramente non vera, perché tra i pregi di Pietro c'è che lui va, si siede, produce e grida Fatto! nel giro di 30 secondi netti senza bisogno di grandi corteggiamenti). E' comunque successo solo una volta, che il rosso non avesse voglia di accompagnarlo.
Più spesso li si vede uscire dalla cucina abbracciati o per mano diretti verso il bagno.
A volte è capitato anche che, facendosi lunga la discussione se andare o no, Jacopo sia stato costretto a correre con Pietro a ruota. 

Sarei curiosa di sapere cosa si dicono i due bambini, perché mi è successo di passare davanti alla porta del gabinetto e vedere Pietro che gioca in silenzio con il suo spazzolino di Ben 10 e Jacopo aggrappato al lavandino, tutto rosso in viso e le vene del collo come corde a partorire uno stronzo da guinnes.
Mi sono anche sentita dire Lasciami solo e chiudi la porta!

Questo, chiaramente, succede quando ancora i grandi sono a tavola quindi allo strillo Fatto! parte un gioco di sguardi tra me e mio marito per capire a chi tocca andare a pulire. Tocca a chi non ha niente nel piatto, oppure ha qualcosa che non si raffredda. Quasi sempre a mio marito, devo dire. 
Spesso e volentieri mentre il genitore fortunato fa il bidè al bambino cacato, l'altro ne approfitta e si siede: 30 secondi, giusto il tempo di asciugare il grande che c'è da lavare anche il piccolo. Un solo sciacquone e via.

Sia io che mio marito siamo stati sempre piuttosto pudici sulla questione ma questo non ci ha impedito, in sede di procreazione, di inserire nel DNA dei nostri figli un sensore che permette loro di captare quando la porta del bagno viene chiusa a chiave e di venire a bussare con una scusa qualsiasi. Si passa dal Mi scappa la pipì forte o Se non mi tiri giù il galeone dei Playmobil ora, muoio, o Devo farti assolutamente vedere questo disegno.

Guccini diceva  Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro il cesso possiedo un mio momento. Mai frase fu più azzeccata per concludere questo inutile discorso garantendo che Pietro è l'unico in famiglia che riesce a svolgere i suoi bisogni corporali, in solitudine. Beato lui.

Mentre canticchio la canzone, medito se sia il caso di rivedere la mia posizione su quale sia la stanza più vissuta della mia casa...

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