lunedì 19 maggio 2014

LA BATTISTEA. L'ODISSEA DE NOARTRI.

Premessa:
Disponendo in abbondanza della nota fortuna che, ahimè, accompagna gran parte delle famiglie con figli, fortuna per la quale i bambini stanno bene tutta la settimana per iniziare a presentare i primi sintomi del virus il venerdì sera, e avendo acquistato i biglietti del treno per viaggiare da Firenze a Torino e ritorno per la modica cifra di € 204,00, ho iniziato la terapia d'urto con i fermenti lattici 10 giorni prima del viaggio.
Partendo il venerdì, il figlio minore anticipa al giovedì la presentazione dei segnali del mal di pancia. 
Vedrai, avrai da fare un po' di cacca... 
Ma a me non scappa! 
Avrai un po' di aria nel pancino, non ti preoccupare! ma io immagino già il mio primo viaggio in treno con tutta la famiglia, come l'Odissea. Mi vedo correre in bagno ogni 5 minuti a reggere le budella al piccolo untore e trovandolo occupato, raccogliere il vomito con le mani.

Venerdì mattina. Ore 7.30
Pietro come stai?
Bene
Il mal di pancia è passato?
Si. No. Mi fa un po' male qua... dice il pelo rosso indicando il fianco destro.
Via, no. L'attacco di appendicite no!

Ore 8.30
Pietro oggi mangi in bianco visto che hai male alla pancia, ok?
Il bimbo annuisce. Mi scappa la cacca. 
Va bene, quando arrivi all'asilo, la fai subito. 
Però mi pulisci tu?
Certo. Non aspettavo altro.

Ore 11.30
Non telefono a scuola per non farmi vedere preoccupata, così il bimbo non si impressiona, ma sono agitata. Parecchio.

Ore 12.45
Guardo l'ora e penso che avranno già mangiato. Non mi hanno chiamato quindi il bambino sta bene. Forse era solo un po' eccitato dall'esperienza nuova e ha somatizzato così. Guardo mio marito che afferma e chi lo sdraia quello lì! Forse sono solo io che mi faccio questi trip...

Ore 13.07
Squilla il telefono. La scuola Allori. Eccoci.
Rispondo e la maestra, quella più ansiosa, mi dice che Pietro lamenta il mal di pancia, non so visto che dovete partire, se è il caso di prenderlo prima. 
Vabbè, quando usciamo dal lavoro veniamo...
Ora, in confronto, l'Odissea mi pare un viaggio Alpitour.

Ore 15.00 circa.
Pietro, amore come stai?
Bene. Quando andiamo in treno?
Tra un po'. Ma il mal di pancia?
Bene. Posso entrare dal panaio e comprare le patatine? Da mangiare in treno?
Aveva ragione mio marito: se c'è un infame in famiglia è lui. Il roscio. (perdonatemi ma da quando ci siamo impegolati a guardare Romanzo Criminale, noi si parla così. Come negli anni '70 nella Roma popolare...)

Ore 18.22
Quando parte il treno? Dove viaggia? Ma perchè siamo fermi? Ma perchè partono tutti tranne il nostro? Che film guardiamo? Mamma, ma io ho fame! Mamma mi apri la Coca?

Ore 19.07
Mamma mi scappa la pipì.
Ovvia Pietro, siamo appena partiti. 
Ma mi scappa velocissima...
Arriviamo arrancando alla porta del bagno, il treno va a 300 all'ora. La porta si apre pigiando un bottone. Entriamo. Il bagno a Pietro pare l'interno della cabina guida di un Boeing 747: piena di pulsanti colorati che non aspettano altro che essere premuti. C'è il pulsante per chiudere la porta dall'interno, quello per far scendere l'acqua, quello per tirarla. Sono tutti luminosi e dicono Pìgiami, pìgiami...
Pietro fa la pipì. Mezza dentro e mezza fuori, a dir la verità ma non è colpa sua, il treno viaggia veloce. Mamma come si tira l'acqua?
Premi quel pulsante lì...
E poi è tutta una scena al rallentatore: l'indice di Pietro che schiaccia il bottone illuminato, attesa, silenzio. Pietro che mi guarda chiedendosi se non funzioni bene. Poi il risucchio della pipì, Pietro mi salta sui piedi e abbraccia la mia gamba come se il water potesse inghiottire anche lui. Poi il panico mamma voglio uscire. Ed è già seduto al suo posto, stretto al fratello come se il wc potesse arrivare fino lì con l'intenzione di cacciarlo fuori dal treno per il buco...
Vedrai come gli passa la cistite o il mal di pancia, penso io con il sorrisino mentale tipico di chi la sa lunga...

Ore 19.37
Mamma mi scappa la pipì.
Ma Pietro ci sei andato mezz'ora fa...
Ma mi scappa velocissima, me la faccio addosso!
Io e mio marito ci guardiamo. Poi lui mi fa un cenno come dire e portacelo, che vuoi che se la faccia nei pantaloni?
4 gocce dopo mi dice posso pigiarlo io il bottone?
Ahhhh, penso, allora era lì che volevi arrivare!
Stavolta, però, preme il bottone poi si tappa le orecchie ma aspetta che l'acqua pulita torni al punto di partenza guardandola fisso come se il destino del mondo dipendesse da quel water lì. Poi mi guarda e ride con quelle fossette buffe e io ho la certezza che passerò il viaggio in bagno. 

Nel week end i bambini hanno vissuto un sacco di cose belle: sono stati con i nonni, sabato è venuto C. a pranzo e hanno giocato fino allo sfinimento, hanno visto nell'ordine centinaia di lucertole, api, un cervo volante, un uccellino scappato dal nido accarezzato e salvato.
Ma sono sicura, potrei scommetterci tutto, che se si domanda a Pietro cosa gli è rimasto più impresso della gita in Piemonte risponderà il bagno! Che domande...  







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