mercoledì 15 giugno 2022

LA MAESTRA CHE VOGLIO ESSERE - rapido riassunto di amicizie, intrecci e altre varie ed eventuali alla scuola Marco Polo

 Alla fine di questoannoddemmerda (che d'ora in avanti chiamerò QADM), tirando le somme dichiaro che:

  • se Dio vòle è finito
  • mi sono sicuramente fatta un sacco di nemici tra i miei studenti, alcuni dei quali entro la fine del mese avranno studiato svariati riti voodoo degni di questo nome e insieme ai genitori passeranno l'estate a piantare spilloni nella bambolina che mi somiglia tanto
  • non so come ho fatto ad arrivare a giugno

O meglio, sì che lo so. E' solo grazie a voi, colleghe (perdona il femminile Giuseppe ma non ti sei offeso quando i tuoi cinesini ti chiamavano "maestra", conto di non offenderti neanche io!). Tutti voi che vi siete stretti in una rete fitta e mi avete sollevato quando sono caduta, che vi siete uniti a paracadute per rendere meno rovinoso il mio atterraggio.

E' stato della mia - breve - carriera di maestra, l'anno più duro, faticoso, avvilente e infruttuoso che abbia passato, ma a livello emotivo quello più ricco ed entusiasmante. Vi ho conosciuti tutti, con voi ho trovato una famiglia e come in tutte le famiglie si litiga, si sbraita (tranne nella famiglia della Masci ma prendo ad esempio unicamente le famiglie umane...), ci si tiene il muso, ma sempre con quel sottofondo di tenerezza che esiste dove ci si vuol bene e che ti riporta alla memoria solo le cose belle, i ricordi dolci, i sorrisi e le risate.

Questo ho chiuso nella mia valigia immaginaria ieri, oltre ai vostri graditissimi pensieri, e ora per rendervene merito faccio l'unica cosa che so fare. Scrivere, scrivere di voi per ringraziarvi uno ad uno.

Chiara... beh, che dire? La fama ti precede: vincitrice di ogni concorso letterario indetto, scrittrice pubblicata, memoria e pilastro della scuola. Se dovessi dipingere un ritratto della maestra per eccellenza, avrebbe le tue fattezze, la tua pazienza e tutte le tue caratteristiche eppure nel mio ricordo ho quel sorriso dolce, sempre presente anche sotto la mascherina. Chi sorride sempre ha il cuore colmo d'amore e tu, Chiara, tu straripi!

Raffaellina, che insieme a me e alla Venturi abbiamo fatto il trio delle Raffaelle, che quando qualcuno urlava "Raffa" scattava il panico nel riconoscere chi veniva chiamata... ti rivedo in fila all'uscita con tutti i tuoi bimbini a fare, rifare e rifare ancora il conto alla rovescia per far sì che allo "zero!" corrispondesse il suono della campanella delle 16.10. E che felicità quando si realizzava! Un po' come quando con la mia mamma si diceva la stessa parola insieme, si esprimeva un desiderio e si faceva Flic e Floc intrecciando il mignolo... chissà quanti desideri si sono avverati tra i tuoi bambini!

Maria, lo so che sono scontata, ma il tuo ricordo è legato alle torte, quelle magnifiche, golose, lussuriose creature che riesci a realizzare e che ho avuto la fortuna prima di vedere e poi di assaggiare, ma a denti alti perché era quasi un dispiacere masticarle. Dal pranzo di ieri, però, questo ricordo farà a cazzotti con quel dolce fallico che ti sei presa al ristorante che, a detta della Giusy, assomigliava ad una banana, ma che nella mente di tutti gli altri ha richiamato immagini che non è opportuno descrivere. Credo di sapere quale ricordo vincerà...

Elisa, l'unica nordica insieme a me; sei stata la prima a darmi informazioni sul mio bambino, a darmi qualche dritta, consigli e incoraggiamenti. Se ho imparato ad essere meno rigida e gelida nei confronti dell'handicap è anche grazie a te che mi hai fatto capire che se il bambino - questo bambino - era sereno, avevo raggiunto il mio scopo. Sappi che ti invidio i capelli e no Giuseppe! non mi dire che glieli invidi anche tu perché non staresti bene con i capelli così lunghi!

Ilaria: come lo stile e l'eleganza possono entrare nel mondo della scuola. Severa, inflessibile, rigorosa, ma amata dai suoi studenti come poche altre. Forse è segno che i bambini di oggi come quelli di ieri, hanno bisogno di capire la differenza tra i ruoli, hanno bisogno di una guida non della confidenza che si può avere con un compagno, hanno bisogno di una maestra non del prolungamento della mamma. Di te mi porto dietro il ricordo dell'unica parolaccia che ti ho sentito dire in tutto QADM. So che siete curiose di sapere che parolaccia ha detto Ilaria e non sarò certo io a lasciarvi sulle spine: "partaccia di m." Sì! Ha detto proprio m. e si è anche scusata con me...capito? Con me! 

Venturi, che dire? Come sopra, ma con qualche "c@##o" in più. Dopo la mia sfuriata ad un interclasse dove sono volati "c@##i" come pioggia, tu hai capito che con me potevi sdarti. Polemica (sarà il nome?), trasparente, limpida e chiara. Sempre e comunque. Con quella simpatia così romagnola, mi hai tenuto compagnia per tutto QADM, mi hai ascoltato, ci siamo confrontate sempre con quel rispetto che ci caratterizza. E ci siamo subito amate. La soddisfazione più grande? Quando mi ha scritto che l'anno prossimo ti mancherò e quell'abbraccio così affettuoso che mi hai dato ieri prima di salutarci, lo metto nella tasca della valigia a portata di mano così lo tiro fuori ogni volta che ne ho bisogno!

Simona, di te mi porto dietro la tua serietà, la tua competenza, il tuo essere sempre sul pezzo. Tutti i consigli preziosi che mi hai dato e che ho provato a mettere in atto. Ti ammiro davvero perché scegliere di fare il lavoro che fai tu, con la dedizione, la preoccupazione e l'accortezza che metti in ogni gesto che fai, non è da tutti. Averti in questa scuola è stata una fortuna per tutti i colleghi e averti incrociato sulla mia strada è stato un onore. Davvero.

Giusy la mia delizia e la mia pena! Un uragano, dove passi tu lasci devastazione e confusione ma se non ci fossi, bisognerebbe inventarti. Sei schietta, simpatica, ingenua, generosa e sensibile. Di te mi porto dietro tanti ricordi, abbiamo passato molto tempo insieme, ma tra tutti mi vengono in mente le frastagliate in napoletano in cui dicevi, affermavi, domandavi e con occhi bovini ti dicevo, con la finezza che mi caratterizza: "Io Giusy, non ho capito una sega" e tu mi rispondevi "Ma io ho parlato in italiano!". Ti auguro la fortuna che meriti!

Giuseppe, sempre scritto con la S davanti al nome, da tutti rammentato come San Giuseppe tranne che da me per cui è Super Giuseppe, hai fatto tanto per tutte noi ma tutte noi dobbiamo ammettere che è bastata la tua presenza non in quanto uomo (che non è poco, comunque) ma in quanto uomo sempre sorridente, sempre con una parola di conforto, di incoraggiamento e di solidarietà. Sempre presente fisicamente e moralmente, insomma una specie di supereroe con il mantello nella borsa insieme ai libri. In quanto supereroe anche i suoi figli non sono umani...

Luisa di te mi porto il ricordo di quando ti ho vista per la prima volta in presenza seduta in circolo che, dando il via alla riunione, hai detto per presentarvi a chi non vi conosceva "Noi siamo una scuola fortunata, ci conosciamo tutte da anni, litighiamo, ci scanniamo, ma siamo sempre unite e ci vogliamo bene". Ed è proprio vero. L'ho visto con i miei occhi e da subito mi hai fatto sentire parte di questo gruppo. Ti ho visto venire a scuola con il mal di testa, zoppicante, con un braccio gonfio e quasi paralizzato, con due lutti sulle spalle e la morte nel cuore. Eppure sempre lì, insieme alla tua seconda famiglia. 

Cecilia, il mio idolo! La tua simpatia, la tua calma conquistata faticosamente, una sorpresa dietro l'altra; ti ho conosciuta nei passaggi che ti ho dato in macchina e ti ho amata da subito... hai talmente tanti pregi che non potrei elencarli tutti ma quello che ammiro di più in te è questo equilibrio pacato, ma sagace che quasi ti fa levitare. Ecco, se dovessi immaginarti in altre vesti, saresti una perfetta santona anche se come maestra sei la non plus ultra!!! Da quando poi mi hai detto che secondo te ho un buon carattere (è vero che siamo le uniche al pranzo di ieri ad aver preso un bicchiere di vino oltre il prosecchino, ma mi sembravi parecchio lucida, quindi il complimento vale di più!) hai vertiginosamente scalato la classifica personale delle mie simpatie, posizionandoti in pole position!

Susi ti ho conosciuta davvero solo a fine scuola e devo ammettere che ti invidio tre cose: i capelli mossi naturali che io per averli così devo farmi un trabiccolo in testa e dormire come appoggiando la testa su un branco di porcospini parecchio inferociti. Il bordo di voce che ti permette di tenere a bada una classe come la nostra senza grossi sforzi. Il nome: Susetta è particolare, insolito, unico. Di te, chiudo in valigia il ricordo di quella lunga chiacchierata in giardino dove noi e altre due maestre ci siamo confrontate sulle rispettive famiglie e dove tutte abbiamo capito che non esistono famiglie da Mulino Bianco (famiglia Masci a parte!). Ci siamo messe a nudo senza vergognarsi di raccontare le proprie disgrazie con la consapevolezza di non essere giudicate ma, anzi, comprese e capite. Il tempo è volato, in quell'occasione,  i bambini erano tranquilli, la temperatura perfetta e quel ricordo rimane come fuori dal tempo, racchiuso in una pallina di vetro...

Le ho tenute per ultime le mie colleghe di classe, perché con loro ho davvero condiviso tanto e avrei tanti, troppi ricordi da elencare ma non posso scrivere un poema quindi devo selezionare, organizzare, combinare. Ho conosciuto Anna Maria due anni fa: io insegnavo matematica in una seconda della Vamba e siamo state parallele nell'anno della pandemia. L'impressione fotografica che mi aveva lasciato negli occhi era di una donna molto seria, irreprensibile, precisa, una di quelle maestre che immaginavo andare avanti nei programmi come un Panzer. Quando quest'anno ho avuto occasione di vederti al lavoro ho, sì, confermato che sei una maestra molto seria, ma nel senso che prendi molto seriamente il tuo lavoro. E sì, sei una donna irreprensibile, ma nel senso che non ti si possono fare appunti perché pensi a tutto, ricordi tutto e sei arrivata nel mio cuore con la gentilezza e con il sorriso di una principessa Disney, in punta di piedi senza mai uscire fuori dalle righe. E poi sei simpatica anche se ti ho sentito dire che pensi di non esserlo, sei ironica, dolce, paziente e pazzescamente creativa. Da questo punto di vista ci siamo trovate gemelle separate alla nascita anche se tu sei la gemella fine ed elegante e io quella più ignorante!

Amanda, ci abbiamo messo qualche tempo a conoscerci, siamo entrambe sterpigne, forse un po' diffidenti; ci siamo annusate e quando abbiamo capito che potevamo fidarci l'una dell'altra allora è stato un crescendo di imitazioni (in quelle sei la meglio), battute, confidenze fino mostrarci in video le stanze dei figli per vedere a chi andava il premio per la stanza più disordinata, subito prima di vedere quella del figlio della Masci e prenderla in giro per l'astuccio non perfettamente allineato al quaderno... o a mandarci gli screenshot dei messaggi che quelle serpi che ci stiamo allevando in seno, ci mandano per capire chi vince la coppa per il figlio più S#####O! Con la tua simpatia travolgente mi hai sempre coinvolto nelle tue lezioni, mi hai dato voce e richiesto rispetto dalla classe come se fossi davvero parte di quel team e ti assicuro che non è assolutamente scontato: al di là delle belle parole che le maestre sono obbligate a dire, l'affiatamento io l'ho respirato, l'ho vissuto e percepito grazie soprattutto a voi due.

Scusate, ho scritto davvero troppo eppure mi sembra di non aver detto niente. Vi lascio con la speranza di tornare tra qualche tempo, quando la situazione sarà meno complicata o forse io più matura e corazzata per affrontare le difficoltà. GRAZIE. Grazie di aver reso QADM un po' meno difficile, grazie di avermi fatto sentire parte di questo meraviglioso gruppo di anime prima che di docenti, e grazie perché da ognuno di voi ho imparato qualcosa che, un giorno, mi renderà la maestra che voglio essere.

martedì 5 luglio 2016

LA CASA NEL SOLE

C'è una casa immersa nel giallo delle canne secche, degli alberi  asciugati dal sole e della terra brulla. C'è un pozzo con un lavatoio di pietra nel cortile dietro, un orticello e qualche cane da caccia legato fuori con una ciotola di acqua fresca. Fa caldo ma di quel caldo secco che fa quasi piacere. C'è silenzio a quest'ora: verso le due dopo pranzo si sentono solo le cicale che cantano, urlano forte il loro primo e unico agosto. C'è un cancello arancione che apre al cortile davanti ma l'unica macchina presente è quella dello zio Marco. Noi con la macchina, saliamo per la stradina sulla sinistra che fa il giro intorno alla casa e arriva sul retro. Dove c'è il pozzo. Dentro casa c'è la zia Chiara la moglie di Marco con la sua lunghissima treccia puntata in una crocchia perfetta, la zia Savina sua sorella e tutte e due sorelle di mio nonno Silvio, quindi zie di mio babbo ma io le chiamo zie, perché sono mie e io sono loro più di quanto lo dice il sangue. E poi c'è Stefano, il fratello che non ho mai avuto, figlio di Chiara e Marco, poco più grande di me, grandi occhi nocciola, pelle scura da indios e pazienza da vendere a sacchi. Adora i trattori infatti tutti gli anni mia mamma che lavora nel posto dove li producono, gli porta in regalo un modellino sempre diverso. Dentro casa c'è una grossa cucina, un camino spento e una capanna di asciugamani e canovacci sistemati sullo stendibiancheria nel sottoscala costruita da me e Stefano dove andiamo a rifugiarci per raccontarci qualche segreto. C'è una scala con un fenicottero rosa impagliato davanti alla camera da letto degli zii dove non entro mai perché mamma me lo ha proibito. Da sempre. Sotto c'è la camera dove dormiamo noi. Fa caldo il pomeriggio ma sono obbligata a fare un riposino. Io però non vedo l'ora di potermi alzare e andare a giocare con Stefano. Le zie sono nel cortile davanti sedute sotto il mandorlo. Zia Savina, quella che mi abbraccia sempre e dalla quale mi faccio volentieri avvolgere dalle lunghe gonne, sotto gonne e grembiuli, ha sempre in tasca qualcosa: qualche pera che di così piccole non ne ho mai viste, qualche mandorla, un pezzo di pane, un grappolino d'uva... Sono lì fuori all'ombra e si dividono quella perina aspettando di mettersi in moto per la cena. Fuori sulla sinistra della casa c'è un piccolo forno dove le zie fanno il pane, c'è la piccionaia dove vivono gli uccelli che ogni tanto le zie usano per fare il brodo. Io non mangio il piccione, mi fa un po' senso ma il brodo è squisito. Dentro casa c'è un fresco che non sembra neanche la stessa stagione. Lo zio Marco torna dalla caccia soddisfatto con qualche pernice legata alla cintura, un cappellino con la visiera verde, pantaloni militari e una camicia beige. Si fa fotografare da mio babbo e quella foto rimarrà impressa nella mia memoria a vita. Ci sono dopocena di Mercante in fiera con le cugine Maria Grazia e Elisabetta che adoro, dopo la scorpacciata di cocomero e serate a frescheggiare nel cortile sotto le stelle a sentire i racconti di paura dello zio Marco (racconti che finiscono sempre in una risata per via delle spiegazioni scientifiche dello zio intorno alla natura soprannaturale degli eventi) e il verso incessante dei grilli, mentre le zie recitano le preghiere per allontanare diavoli e spiriti dalla casa e dai bambini. Ci sono pomeriggi di passeggiate a prendere i fichi d'india e a trovare lo zio Gino che è rimasto vedovo da poco ma non si abbatte, mi intaglia un piffero in una canna e suona una melodia straordinaria prima di regalarmelo: da casa sua viene fuori il profumo della campagna e del formaggio. Lui è adorabile con il suo gilet e le sue mani antiche e abili. Ci sono mattine di mare limpido e turchino, di sabbia bianca e fine, di pinete fresche e profumate. Sulla lunga strada per il mare ci sono i racconti di mio babbo, di quando era piccino e sentendo i profumi e gli odori della sua terra i ricordi vengono giù come una valanga. Un po' come a me ora. Dopo 22 anni torno nella mia amata Sardegna. Lo zio Marco, la zia Chiara e la zia Savina non ci sono più ma mi rimane indelebile il ricordo di loro giovani eppure con la pelle segnata dal sole e dalla vita. Tante cose saranno cambiate, invecchiate, magari distrutte ma le foto che ho nella mia memoria, quelle no, sono ancora lucide, colorate di quei colori che nessun filtro di nessuna macchina fotografica riesce a riprodurre. Finalmente ritorno.

martedì 1 settembre 2015

VACANZE, FIGLIOLI E ALTRE BESTIALITA'

Insomma, si diceva che siamo partiti per le ferie in quattro e siamo tornati in cinque. Il Quinto Elemento, è una micetta tutta nera con gli occhi gialli e un gran bel carattere. Amorosa, coraggiosa ha già mandato tutta la famiglia Battisti in brodo di giuggiole. Tutti fanno di tutto per accaparrarsi la sua preferenza: IlPiccolo e IlGrande se la passano di braccio in collo, la baciano, la rivoltano come un guanto, il marito la fa mangiare, la accarezza e la coccola. E a me rimane la lettiera! Ma la gatta è femmina e in quanto tale guarda i maschi della sua nuova casa con superiorità, come solo una gatta femmina sa fare. In questo momento sta guardando i miei figli giocare, sdraiata sulla mie gambe pensando Ma guarda in che casa di matti m'hanno portato.
Finalmente non sono più sola, finalmente una femmina, LaFemmina, in casa!

Sono bastati pochi giorni con LaFemmina per capire quali differenze intercorrono tra lei e i miei cuccioli maschi:

LA PAZIENZA: caratteristica fondante de LaFemmina. In dieci giorni non ha fatto il verso di graffiare o mordere IlGrande e IlPiccolo nonostante le angherie messe in atto dai due delinquenti. Dal tirarla fuori da sotto il letto per le gambe posteriori, a provare se soffre il solletico sulla pancia, a svegliarla continuamente mettendola sulla spalla tipo pelle di leone, a scoprire se ha il pisellino scosciandola come un coniglio. Storica la frase di Pietro Nuota, nuota mentre le schiacciava la testa sul materasso e la sua risposta Volevo vedere se sapeva andare sott'acqua...
I cuccioli maschi, di contro, la pazienza non sanno cosa sia. Non hanno pazienza nel fare i compiti, non hanno pazienza nell'aspettare il pranzo, non hanno pazienza nell'occupare il tempo a disposizione. Non hanno pazienza nel rimettere a posto le loro cose, nel rispettare le regole, nella condivisione e nel compromesso. Non hanno pazienza. Punto.

LA PULIZIA: LaFemmina si lecca continuamente. Si pulisce e ripulisce rendendo il suo pelo nero lucido e morbido come il velluto. Lo fa con grande stile partendo dalle zampine davanti allargando bene i polpastrelli per poi passare al collo, alla pancia per finire con il bidè. Immediatamente dopo ricomincia daccapo dopo essere stata smandruppata dai figlioli con le dita unte, sporche di sugo o di cioccolato e pensando Ovvia! Se mi tocca fare una vita così, mi faccio rasare! Sempre con santa pazienza.
I cuccioli maschi invece, non solo non hanno mai voglia di lavarsi ma pare anche piacergli quel tipico odore selvatico che producono i sandali Decathlon quando i piedi ci sudano dentro. Memorabile la frase de IlPiccolo Che palle sempre con questa doccia! L'abbiamo già fatta ieri l'altro!

IL RAPPORTO CON IL CIBO: LaFemmina mangia come un tribunale. Abituata a cibarsi di lucertole, non disdegna la mortadella, il grassino del prosciutto, le croste di formaggio, la mozzarella, i Baiocchi. All'occorrenza mangia anche le zucchine e le melanzane. E senza lamentare.
I cuccioli maschi invece non fanno altro che protestare: e quando non va bene la carne, e quando la pasta non è condita come gli garba, e quando la frutta è indietro. Si crucciano, reclamano, accusano. Pare che tutti i giorni gli serva un bel piatto fumante di concime. Al momento IlGrande e IlPiccolo si nutrirebbero esclusivamente di pizza, Teneroni, pasta al pomodoro, al pesto, al burro, Fiesta, budino al cioccolato. 

IL SILENZIO: LaFemmina è silenziosissima. Non la senti arrivare, se la chiami con il tipico Tz tz tz tz arriva con quell'aria indolente, con lo stile che hanno le dive sul Red Carpet pensando O che volete, ora?
Se invece sente lo stimolo della fame, si toglie i tacchi, si mette i polpastrelli da corsa e arriva sgommando. LaFemmina è per la maggior parte del tempo, una di poche parole ma quando lo stomaco reclama la senti protestare con un Meeeaw flebile, flebile che nel gattese toscano vuol dire Alla buon'ora, budello! Ma tu ruzzi o tu fa' sul serio? Cos'è questo? L'aperitivo?
Viceversa i cuccioli Battisti fanno un casino che in confronto una batteria di polli sembra un convento di frati Trappisti. Berci, urla, strilla, corse, pianti. Tutto il giorno. Tutti i giorni. Senza ferie.

LE EVACUAZIONI: LaFemmina è una signorina anche in quello. Appena vista la lettiera, ha imparato a farla dentro. Annusa, copre, lascia pulito, fa tutto da sola e non lascia la tipica goccina di pipì che invece è la caratteristica dei fratelli Battisti. 
IlPiccolo e IlGrande, contrariamente, vanno nei momenti meno opportuni (in genere a metà dei pasti principali), spesso uno dopo l'altro (solo perché non esistono i bagni gemellari) e il loro grido di battaglia (perché gridano anche lì) è Fattoooo!

LA COLLABORAZIONE IN CASA: LaFemmina ha, oltre che un ottimo carattere, un'innata deferenza verso la casa che l'ha adottata. E' educata, rispettosa e mi toglie la polvere come neanche lo Swiffer più moderno e innovativo sa fare. Si infila sotto i letti, dietro le librerie, negli angoli dietro ai mobili e poi esce fuori con i topini di polvere attaccati alle vibrisse e sulle orecchie pensando Ma te, come tu facevi quando 'un c'ero io? e poi se ne va pigra a farsi la doccia quasi dicendomi Fra un paio di giorni, ripasso...
Da quando c'è lei, casa mia pare la scenografia di un western di Sergio Leone. Solo che invece che il pagliericcio, si vedono correre lungo i pavimenti grumi di polvere grossi come pugni. Come sbatte i tappeti lei, poi, non lo fa nessuno! L'abnegazione che ci mette nel farlo lascia basiti: ci si arrotola, li sposta, li gira e rigira. Deve ancora imparare a rimetterli a posto, ma conto che impari entro breve.
IlPiccolo e IlGrande, contrariamente non mettono a posto niente di quello che tirano fuori. Al grido di Pietro Ora saluto i miei giochi che mi sono mancati tanto io mi sono messa le mani nei capelli e LaFemmina, osservando il pavimento della sala zeppo di giochi, s'è levata di culo pensando Qui 'un ce la posso fa!

LA DISCREZIONE: LaFemmina è educata, equilibrata e riservata. Si fa coccolare ma siccome fa un caldo dell'accidenti ti sta vicino ma senza procurarti calore con la sua pelliccia. E' solita dormire nel lettone in fondo ai piedi o in mezzo alle gambe ma si può vedere anche piallata a pelle d'orso sulle piastrelle fresche. Ma sempre a controllare la stanza in cui si trova la famiglia. Quando ha fame fa le veci della guarnizione del frigo sdraiandosi a pelo della porta del freezer.
La discrezione, invece, non fa parte del DNA dei fratelli Battisti: ti stanno attaccati con le ventose come polpi qualsiasi clima trovino: d'estate in particolare a mio marito viene una sorta di eritema sulle braccia causato dal contatto continuativo con i figli. 

Comunque ora la nostra famiglia è davvero al completo: spero che IlGrande e IlPiccolo imparino da LaFemmina quello che lei ha già acquisito e che mi aiutino ad insegnarle con rispetto quel poco che deve ancora capire per vivere in questa gabbia di matti che è la famiglia Battisti.
Benvenuta Michonne!

martedì 21 luglio 2015

LETTERA AI MIEI FIGLI

Bambini miei,
questo post lo leggerete quando sarete grandi. Se ne avrete voglia. Se non mi avrete già denunciato prima, scoprendo che ho raccontato a perfetti sconosciuti tutti i vostri difetti, i vostri amori, i vostri vizi, scherzandoci sopra. A volte forse, in modo poco indulgente. Non vorrei che l'Altissimo fraintendesse l'intento scambiando lo scritto come un testamento. Conterei di essere ancora con voi durante la lettura perché, francamente, mi garberebbe essere eterna come tutti i supereroi che vi piacevano tanto.
Crescendo insieme a voi due, ho scoperto di essere un tipo non facile: pensavo di essere uno schianto di donna, affascinante, con pochissimi difetti, sensibile, altruista, amorosa. Insomma una di quelle mamme che vorrebbero avere tutti.
Invece non sono così; non mi ci avvicino neanche a quel genere di donna. Almeno a sentir parlare voi, sono nell'ordine: noiosa, severa, imbronciata, sempre arrabbiata. Per non parlare dell'aspetto fisico: storica la frase tua, Jacopo, quando avendomi vista rivestire dopo la doccia mi hai detto Ostia che chiappe mamma, copriti subito! o quella tua, Pietro quando mi hai fatto una domanda premettendo Ma quando eri giovane...e io avevo 38 anni.
Questo post è per spiegarvi che:

se vi dico di No o Non fare quello o Non dire quell'altro c'è sempre un motivo. A volte non vi sembra un motivo valido, a volte pensate che potrei risparmiarvi la rottura di palline e invece non vi concedo tregua. Il motivo è che sono più grande di voi, le cose che fate le ho già fatte e mi hanno ferito, fisicamente e a volte moralmente. O le ho viste fare da altri segnando la vita di altre persone. E voglio proteggervi. Dalle umiliazioni, dalle mortificazioni, dalle offese reali e da quelle spirituali. Purtroppo non posso proteggervi da tutto e risparmiarvi le botte, i lividi, le cicatrici. Jacopo lo sa bene. Ma mi piacerebbe che quelle cicatrici poteste mostrarle al resto del mondo e raccontare come ve le siete fatte. Che Jacopo potesse raccontare come ha fatto a vincere 18 punti in testa o Pietro come ha fatto a guadagnarsi la crosta sul ginocchio la quale cicatrice si intravede ancora quando si abbronza ma anche come avete superato le delusioni d'amore, le frustrazioni per un obiettivo non raggiunto, lo sconforto per un amico che vi ha girato le spalle. Ecco. Spero che i miei no siano serviti almeno a risparmiarvi la smusata perché avete corso in discesa, una testata perché saltavate sul divano, un brutto voto perché non avevate voglia di studiare...o anche solo per togliermi la soddisfazione di potervi dire Te l'avevo detto!

se vi costringo a mettere la tazza nel lavandino, a piegare il pigiama e metterlo sotto il cuscino, a tirare l'acqua del water e pulire la goccina di pipì che immancabilmente lasciate sull'asse, a mettere a posto i giochi a fine giornata, i libri al loro posto, se non vi permetto di sprecare il cibo...E' una scocciatura, lo so. Sarebbe più facile farlo fare a me che sono a casa tutto il giorno. Sarebbe più facile anche per me invece che ripetere tutti i giorni la solita filastrocca. Ma, anche se non vi sembra, quando leggerete questo post avrete imparato cos'è il rispetto per il lavoro e la sensibilità altrui. E non vi peserà più piegare il pigiama, lavare due piatti o mangiare la stessa cosa due volte. E la vostra compagna, se ne avrete una, non si potrà lamentare di voi.

se urlo. Lo so: è seccante e spiacevole, me ne rendo conto. A volte, quando siamo con altri genitori che lasciano i loro bambini liberi di fare come pare loro, quasi mi vergogno di essere l'unica a brontolarvi se solo provate a fare i gradassi. Urlo alla quarta volta che vi ripeto la stessa cosa, urlo quando fate i capricci, urlo quando litighiamo. Il mio super-potere è l'Urlo Atomico. Quando leggerete questa lettera spero di aver trovato un po' di serenità e di poter ridere quando sarete voi a dovermi ripetere quaranta volte la stessa cosa, rincoglionita dall'arteriosclerosi!

se non vi permetto di usare il mio cellulare, il tablet, internet o non vi permetto di guardare FaviJ e preferisco che andiate a cacciare le lucertole, a pescare a mano libera nei fossi o a fare le avventure in mezzo ai boschi. Quando sarete grandi potrete raccontare ai vostri figli di quella volta in cui c'eravamo io, mio fratello e Lorenzo e siamo andati su per il Romito e abbiamo visto un frustone e allora...o quella volta in cui io ho salvato mio fratello che era caduto in mezzo alle balle di fieno da Adolfo...
Avrete tempo di guardare le avventure in televisione seduti sul divano: finché potete viverle di persona, fatelo. Mi raccomando, però, che gli sbucci siano solo sulle ginocchia. Quelli guariscono facilmente...

se a volte sembra che stia meglio senza di voi. E' solo perché a volte sono un po' stanca, un po' stressata. Siete la mia fortuna. Vi guardo quando dormite, quando ridete, quando leggete nello stesso letto, quando non potete fare a meno l'uno dell'altro e penso che se non ci foste bisognerebbe inventarvi e meno male che vi ho inventati io. 

se a volte vi prendo in giro. Lo faccio perché voglio che impariate a vivere con ironia e umorismo. L'esistenza si sfida meglio con una battuta che con malumore e suscettibilità. La malinconia e l'infelicità sono una cosa da vecchi: prendetevi con entusiasmo e leggerezza...le vostre risate sono un'ancora per noi. E conservate sempre un po' dei bambini che siete. 

se pensate che preferisca l'uno all'altro e viceversa, perdonatemi. Non è vero, nel modo più assoluto. A volte, spesso a dir la verità, mi attraversa fulmineo il pensiero di perdervi e non penso che potrei sopravvivere senza uno di voi. Quando siete distanti per qualche giorno mi manca tutto di voi: il vociare continuo, le bizze, i pizzicotti che vi date, le risate, i musi lunghi, le litigate, gli abbracci di Pietro e la manine a ventosa di Jacopo. La casa è così silenziosa che non vedo l'ora di tornare a pensare Ma quando mi lasciate un po' sola?

se vi stresso dicendovi che la scuola è importante: lo faccio perché spero possiate crescere come il vostro babbo. Curiosi, acculturati, modesti. Puntuali, precisi, puntigliosi. Che possiate vivere per conoscere tutto quello che volete, che comprendiate l'impegno e l'abnegazione e ne facciate buon uso per ottenere qualsiasi cosa vi renda felici. Che sia un lavoro, una relazione, un hobby.

se sono una mamma così imperfetta, difettosa, manchevole. Se dico parolacce, se non gioco a calcio con voi, se non vi abbraccio e bacio quanto dovrei, se non vi dico che vi voglio bene. Se lascio a questo post il compito di farlo. Vi amo immensamente. Da qui alla luna, andata e ritorno, all'infinito.
La vostra wondermamma

sabato 13 giugno 2015

SALUTISTI E ALTRI DRAMMI

Dicevo, allora, che una quindicina di giorni fa siamo stati invitati a cena da amici. L'invito ci arriva via sms e via sms, sapendo che l'amica in questione ha un sacco di pregi ma il saper cucinare NON è tra quelli, le rispondo che IlGrande e IlPiccolo sono famose bocche di scimmia quindi, una semplice pasta col pomodoro andrà benissimo per sfamare le due fauci fameliche fino a colazione. Le scrivo anche che per gli adulti si può ordinare un indiano o prendere una pizza, tanto l'importante è stare insieme. Lei mi risponde Tranquilla, qualcosa inventeremo. Io e mio marito ci guardiamo con occhi tondi e ci passano davanti le polpettine di tacchino e bietola o i tocchettini di pollo Tandoori secchi come le gambe de IlPiccolo mangiate in passato a casa loro. Confermo, dopo aver trattenuto un sforzo di vomito, che io porterò la Zuppa Inglese come dolce. Almeno quello dovrebbe sfamarci fino a casa.

Arriviamo dell'amica verso le 7 PM, un'oretta prima di cena così, dico Se c'è da dare una mano io ci sono! pensando Magari se ci metto le mani io qualcosa di commestibile salta fuori. 
Cosa posso fare? dico Mah...Guarda risponde l'amica dovresti farmi il soffritto per il sugo...Mi puoi tagliare il porro? chiede. Havoglia, te!
Cerca il porro, cerca il porro, il porro non si trova. Mi dai un tagliere e il porro? chiedo È tutto lì sul tavolo! afferma l'amica Ma questa è una cipolla! 
Sì! dice, Cipolla, porro, per me è tutto la stessa cosa! Cazz...iniziamo bene Come la taglio? Fettine o pezzettini piccoli? chiedo.
Come ti pare, come la prepari tu per il soffritto...afferma mentre maneggia tra le mani qualcosa di verde. Mio marito chiede cosa prevede il menù e mentre lei lo descrive lo vedo sbiancare e lo immagino pensare a tutte le possibili alternative che avremmo potuto sfruttare per passare questo sabato sera e alle possibili soluzioni tra i locali in zona per poter cenare dopo essere usciti da quella casa. Purtroppo, però, il Burger King all'angolo non rientra nelle risoluzioni che potrebbe prevedere lui. Lo vedo tornare a spalle basse a giocare coi ragazzi, il cane e quel pezzo di marcantonio del fidanzato di lei.
Torno al mio soffritto e chiedo all'amica l'olio e la padella: È tutto lì sul gas! e mentre piego la bottiglia e la prima goccia d'olio cade nella pentola sento l'amica urlare inquieta Bastaaaaa! Quanto ne metti? Il porro mica deve friggere!!! 
Io la osservo con occhi bovini e la bottiglia dell'olio ancora piegata e dico sottovoce Eh...ma se si chiama soffritto, ci sarà un motivo... 
Lo sai che io sono salutista risponde. 
E con cosa la fai SOFFRIGGERE la cipolla? chiedo curiosa.
Con l'acqua! replica convinta porgendomene un bicchiere. ACQUA. Sì, avete capito bene. Quindi la fai bollire... controbatto Ma sai che il fritto fa malissimo? Specialmente ai bambini! confuta guardandomi dall'alto con occhi basiti lei che figli non ne ha. Decido di stare zitta mentre inizio a versare a filo l'acqua sulle cipolle e su quella minuscola goccia di olio a fuoco spento. Basta? chiedo No, no! Metti pure tutto il bicchiere...
Verso l'acqua, accendo il gas e chiudo il coperchio su quello che, secondo me, è un obbrobrio della cucina salutista e penso a come giustificare il fatto che IlGrande sentirà da lontano l'odore della cipolla e commenterà con il suo solito aplomb Che schifo, non c'è nient'altro da magiare?

Ci sediamo tutti a tavola, siamo in 8, e tra piatti e bicchieri si vedono le prime portate che peraltro saranno anche le uniche. Il menù prevede fettine di melone accompagnate da 6 fette di prosciutto di tacchino Snello Rovagnati, una coppettina con un intruglio tipo Spalmì al Tonno fatto in casa, una coppettina con i Carcioghiotti, un vasetto appena aperto con il patè di olive, fettine di pane integrale, un'insalatiera con l'insalata di riso integrale (da condire ognuno nel proprio piatto) e, rullo di tamburi, il pezzo forte: polpettine di zucchine da condire con il sugo a base di cipolle bollite accompagnate da qualche pezzo di lattuga (da condire ognuno nel piatto).

Le assaggio. Aggiungendo un po' di sale sono commestibili. Almeno le zucchine a me piacciono. Poi, da qualcuno a tavola, arriva la domanda fatale: Cosa ci hai messo dentro le polpettine? Dicci, dicci!
Allora: risponde lei orgogliosa zucchine, farina di farro e seitan!

Mio marito smette di masticare, io rimango con la forchetta alzata e la bocca semi-aperta, chiudo gli occhi e penso Cazzo, cazzo, cazzo. Mi ero ripromessa di morire senza aver mai assaggiato questo cibo del diavolo e invece me l'hanno rifilato a tradimento. 
Faccio un rapido calcolo di quante ne ho mangiate, quanto seitan potevano contenere e quanta Zuppa Inglese avrei dovuto ingurgitare per imbrogliare il mio stomaco. 
IlGrande mangia un piatto di gnocchi ingurgitandoli in 5 minuti probabilmente distratto dal cane mentre IlPiccolo dopo essersi infilato in bocca 5 fette di melone intere, chiede qualcosa di dolce. L'amica gli propone i cereali avendo solo quelli per colazione e lui annuisce. Lei gli presenta una scatola di crusca d'Avena, lui pesca dalla scatola, mette in bocca e mastica perplesso. Ti piace? IlPiccolo annuisce poi dice Vado a fare pipì probabilmente per andare a sputare con educazione e dignità, il bolo conigliesco. IlGrande, invece, pensa bene di buttarsi sulla mia Zuppa Inglese fottendosene del fatto che contenga Rum e Alchermes e noi lo lasciamo fare. Quello che non ammazza, ingrassa. 

Decidiamo di lasciare a dormire i ragazzi, innamorati del canino, dagli amici e abbandoniamo l'alloggio subito dopo aver bloccato in tempo IlPiccolo prima che assaggiasse uno dei biscotti del cane esclamando col sacchetto in mano Ma profumano di vaniglia...perché non li posso mangiare?

Certo per recuperare una cena così, questioniamo io e mio marito in macchina, c'è da fare: bisogna cercare tra le sagre qualcosa di veramente eccellente...Arriviamo a definire il podio delle feste correnti: al terzo posto la Sagra del fritto, al secondo quella del Cinghiale e del Porcino e al primo, vincitrice indefessa rimane la Sagra del Locio. Domani si cena lì, sperando che riesca a cancellare definitivamente la cena salutista.

A letto rifletto su cosa potranno mai ingerire i mie due per colazione e mentre mi si chiudono gli occhi penso soddisfatta che questa cena qualche risvolto positivo l'ha avuto: la prossima volta che IlGrande mi dirà Che palline! Cucini sempre le stesse cose! Sono stufo! saprò con che menù minacciarlo.
E sogno un bel piatto di lardo di cinta intinto nello strutto.

martedì 28 aprile 2015

VERDURE MISTE IN II A

Il mio incarico annuale da rappresentante di classe, mi ha permesso di osservare i genitori e di conoscerli più profondamente. Dopo Mamme Bestiali ecco la versione maschile.

Babbo Canna da Zucchero (Patrem Saccharum Officinarum): Dietro l'aspetto rigoroso, nasconde la parte zuccherosa che si manifesta con i figli e la compagna. È, in genere, padre di prole di sesso femminile con la quale palesa la parte dolce che tende a mascherare in pubblico. Il babbo Canna da Zucchero è un tipo simpatico ma solido e affidabile, gran lavoratore e di bell'aspetto. 

Babbo Pisello (Patrem Pisum Sativum): Grande e grosso fisicamente, non denuncia quasi mai attività cerebrale, tranne quando dice la cosa sbagliata al momento sbagliato. Insomma: tutto baccello, niente cervello. È presente con i figli e con la compagna, a modo suo. Circa il baccello, è sempre meglio trovarsi dalla sua parte e non sulla sua strada, perché quando decide di agire, lo fa prepotentemente. Il babbo Pisello è sempre elegantemente vestito in tuta e scarpe da ginnastica, col borsello a tracolla; cerca di insegnare a tutti gli altri bambini ad essere amici e fare gruppo e al proprio di farsi largo a suon di gomitate.

Babbo Rapa (Patrem Beta Vulgaris): Asciutto nei sentimenti, volgare nel comportamento e nel linguaggio, disinteressato nei confronti dei figli che basta che siano vivi, non partecipa a nulla che riguardi la prole e quando è obbligato a farlo, si lamenta come una pentola a pressione bestemmiando tutti i santi del paradiso e chiedendosi chi gliel'ha fatto fare di essere lì. Il babbo Rapa è duro di comprendonio, insopportabile, arrogante e indigesto e mette a dura prova la tolleranza della comunità con cui viene a contatto. Se della rapa si nutrono essenzialmente le capre, un motivo ci sarà.

Babbo Insalata Mista (Patrem Mixta Salata): Fresco, spumeggiante, simpatico e sempre in forma, è presente con la prole e con la compagna, porta allegria ovunque vada, d'estate e d'inverno ed è piacevole e garbato in tutte le situazioni. È intelligente, sagace e brillante ma sobrio e riservato. Ricco di sostanze nutritive per la mente, il babbo Insalata Mista è sempre disposto a dire la sua opinione senza che per forza sia insindacabile. Opinione che è comunque sempre logica e sensata. Conosciamo vari tipi di babbi Insalata Mista... quella greca, siciliana, napoletana, russa. Tutti ugualmente golosi.

Babbo Asparago (Patrem Asparagus Officinalis): Snob, eccentrico e altezzoso, non si degna di partecipare a nulla che riguardi la famiglia, giustificandosi con Devo lavorare oppure Ho da andare al lago e lasciando tutto il peso delle responsabilità sulle spalle della compagna che impara a fare anche la parte del maschio. Il babbo Asparago, non sente l'esigenza di far parte del mondo familiare e sociale e si estranea dandosela a gambe appena può. Piacevole al sapore, lascia però un cattivo odore nella pipì.

Babbo Carciofo (Patrem Cynara Scolymus): spinoso fuori ma pieno di sostanza all'interno e con il cuore tenero. È un babbo pieno di iniziative, progetti e soluzioni. È compatto fisicamente e saldo nei principi; sembra rigido caratterialmente ma una volta scalfito il primo giro di foglie più dure, si manifesta in tutta la sua disponibilità. È uno di quei babbi che favoriscono la creazione di una comunità solida e radicata.

Babbo Patata (Patrem Solanum Tuberosum): Di aspetto tondeggiante e paffuto, è il babbo che ispira più simpatia di tutti. Tondo, a sigaretta, sottile, fritto, al forno o a purè, se metti un babbo Patata in mezzo ad un gruppo di persone, il divertimento è assicurato. Con i figli è attento, premuroso e interessato. È affidabile e gentile.

Babbo Cavolfiore (Patrem Brassica Oleracea): Di bell'aspetto e cucinato a dovere dal sapore gradevole, crea nella digestione fastidiosi gas intestinali che fanno di lui un pallone gonfiato. Il babbo Cavolfiore sembra gentile, coinvolto negli affari di famiglia. Sembra, appunto. Ma quando gli domandi qualcosa... combinazione Non ho letto la mail Non ho visto il messaggio o Non ne ero a conoscenza. Ti faccio sapere eh? e poi non lo vedi o senti per mesi, salvo poi ricomparire a cose fatte, già dimentico di quello che gli era stato chiesto.

Babbo Peperone (Patrem Capsicum): Colorato, di aspetto gradevole è però, vuoto dentro. Il babbo Peperone, è superficiale, frivolo ed egocentrico anche se attento e affettuoso con la prole specie se la prole acquisisce gli stessi interessi. Si vede poco, ma è comunque sempre una bella vista: con i suoi colori brillanti affascina il mondo femminile della comunità che gli pende dalle labbra. Esiste la variante piccante ma non a tutti piace. Con gli adulti risulta essere un po' pesante ma, dice, togliendogli la pelle si evita che "ritorni su". 

Babbo Fava (Patrem Vicia Faba): di diverse varietà, il risultato è sempre lo stesso. Conoscendolo più approfonditamente, ci si domanda sempre, "Ma ci è o ci fa?" e sempre, immancabilmente, inesorabilmente la risposta è la seconda. Sembra sempre cascare dalle nuvole, mostra interesse per la prole ma ogni tanto pare non rendersi conto che ha dei figli. Qualsiasi cosa facciano, in ogni caso, non è colpa loro ma sempre di qualche altra cattiva compagnia. Il babbo Fava è sempre disconnesso, arriva in ritardo su qualsiasi cosa iniziando il discorso con Lo so, ma non avevo pensato a.... Da qui il detto Ma tu sei proprio una fava!. Mostra un legame inspiegabile con il babbo Rapa. Il babbo Fava crea una sorta di carenza enzimatica detta FAVISMO che può causare gravi sintomi, riscontrabile, in modo percentualmente alto nella popolazione Sarda. Chi è affetto da favismo, le fave non le può neanche vedere. E io faccio Pisanu di cognome.


Dice che la verdura contiene tanta acqua, pochi zuccheri, molte sostanze nutritive specie se mangiata da cruda. 
Dice che alcune verdure sono anticancerogeni naturali.
Dice che la verdura fa bene. 
Io ho sposato un'insalata mista, ma può dire lo stesso, chi ha sposato una fava?



domenica 8 marzo 2015

MAMMA E'...


La mia settimana, giorno dopo giorno, può essere sintetizzata in questi 15 punti. Almeno una decina di questi, sono comuni a gran parte delle mamme del cosmo. Dal primo mattino, in ordine cronologico devo:

Cercare di chetare l'euforia dei bambini appena svegli che sembra debbano sfogare il silenzio di tutta una notte nel primo quarto d'ora di luce. Quando non ho ancora preso il primo caffè.


Jacopo mettiti il grembiule! Jacopo mettiti il grembiule! Jacopo mettiti il grembiule! 
Pietro chiama l'ascensore, siamo in ritardo! Pietro chiama l'ascensore! Pietro chiama l'ascensore!
Ripetere le cose tre o quattro volte alzando il volume e cambiando il tono della voce da tranquillo a idrofobo passando da stizzito a furioso prima che uno dei due si connetta e mi dia retta.


Tornare a casa dopo averli accompagnati a scuola e iniziare a ritirare tutte le cose che sono riusciti a mettere in giro in quella mezz'ora da quando mettono il piede (quasi sempre quello sbagliato) a terra a quando lo mettono fuori dalla porta. Ci sono almeno due oggetti cadauno in ogni stanza della casa: un Playmobil e la pregiatissima miniatura di Raul nella vetrinetta in bagno vicino agli spazzolini, Capitan America e Iron Man seduti sul divano, un paio di dinosauri nel fornetto (davvero, non è una battuta), pezzi di armatura romana sui lettini, il telecomando della TV in mezzo alle merendine della colazione. E sopratutto fogli di riciclo disegnati per terra, sotto i letti, nel bidet.
Penso che farei prima a bruciare tutta la casa con un lanciafiamme prima di trovare un posto per ogni cosa, ma cerco di farlo lo stesso in attesa che in un quarto d'ora da quando i miei figli tornano a casa, sia rimesso tutto esattamente in disordine come l'ho trovato al mattino.

Aspettare IlGrande sotto scuola per una ventina di minuti mentre risale a cercare la sciarpa e/o il cappello che ha dimenticato in classe o in bagno o chissadovemaremmamaiala. Almeno due volte alla settimana. E non serve a nulla ricordargli di metterli dentro alle maniche del giubbotto perché se lui si ricorda di farlo, dimentica comunque il diario, i libri per fare i compiti, o la borraccia. In attesa che qualche mamma trovi la sua testa e mi whatsappi che me la renderà il lunedì successivo sempre che non gli serva prima, spolvero il corollario di santi e cristi perché siamo sempre gli ultimi ad essere messi al cancello dalle custodi.

Cambiare tutte le matite nell'astuccio di mio figlio due volte al mese con le matite più care e più resistenti, aprire il suddetto tutte le sere per vedere che non gli manchi nulla e scoprire che la metà delle matite sono di un'altra marca, più corte di due terzi e tutte spuntate. L'altra metà, invece, è caduta in terra e ha la mina rotta in piccolissimi pezzettini e mio figlio è costretto a colorare con il legno intinto nel sangue oppure le matite hanno cambiato colore. E' curioso, infatti, come dopo un paio di giorni il bambino arrivi SEMPRE con 4 matite bianche, due dorate e una argentata intatte e con la punta come da confezione e mi dica tutto orgoglioso che ha scambiato il rosso, il blu e il nero con il suo migliore amico del momento.

Ristudiare la geometria, la matematica e le tabelline, cercando di non compromettere l'idea che i miei figli hanno di me, che so tutto perché anche io sono una maestra e fingendo di ricordare tutto mentre ho difficoltà a dire velocemente quella del 7 e dell'8, e cerco di darmi un tono interrogando il bambino con la tavola pitagorica in mano...

Indagare come IlGrande riesca a camminare indossando le ciabatte solo sulle punte delle dita, strascicando i piedi con il tallone sempre alzato. Provo a minacciarlo dicendogli che gli incollerò i piedi con l'Attack alle ciabatte ma il risultato è quello di trovare le sue ciabatte in ogni strano posto della casa tranne ai suoi piedi.

Sgridare IlPiccolo tutte le volte che si siede sul poggiatesta o sul bracciolo del divano nuovo già sapendo che continuerà a farlo perché in fondo so che lui è la reincarnazione di un bradipo schizofrenico e ha conservato sia l'una che l'altra personalità.

Guardare il viso dei miei figli mentre l'amico festeggiato apre il regalo e vederci la tenera espressione del Fai che gli piaccia, fai che gli piaccia... e pensare Fai che gli piaccia se no son cazzi dopo che hai passato giorni a domandare ai tuoi bambini Cosa gli posso comprare? e dopo che ti sei sentita rispondere Fai te basta che non sia un vestito! 
Si, ma è un tuo amico, cosa ne so io di che cosa gli piace!
Vabbè, prendigli un giochino per il Nintendo!
Niente di meno dispendioso?

Jacopo devi lavarti i denti? Perché io devo andare... Pietro vieni che devo fare la cacca...
Io aspetto Jacopo per vestirmi! Pietro vieni! Accompagnami a buttare la bottiglia nello sgabuzzino...
Osservare i miei figli che non fanno nulla uno senza l'altro. Per pigrizia, per compagnia o per paura del buio. Così le volte che devo ripetere le cose che devono fare, le devo moltiplicare per due.

Cercare di convincere IlGrande a leggere l'ultimo libro comprato invece del catalogo al fondo del suddetto per cercare quello che dovrò compragli la prossima settimana.

Fare finta che IlPiccolo sia trasparente dopo che lui mi ha urlato sbattendo la porta Non mi parlare più, eh? Non voglio che mi parli più! e, quando quello stesso bambino che mi ha trattato come un pellaio poco prima, viene a chiedermi il bacino della buonanotte, rispondergli soddisfatta Ma non avevi detto che non volevi più avere a che fare con me? e rimanere sconcertata dalla sua risposta Io non ho mai detto questo, ho detto solo che non voglio che mi parli più!

Portarli la domenica in gita fuori porta e passare la giornata a spiegare a IlPiccolo che Sì, lo compriamo il ricordino ma prima di andare via...prima si guarda un po' la città...e a IlGrande che Non possiamo comprare l'armatura formato 1:1, non ci sta in casa, dovrebbe andar via uno di noi! e cambiare discorso prima che IlGrande risponda Può andar via Pietro!
Riflettere con mio marito che la prossima volta che si decide di andare via si potrebbero lasciare al nonno e fare una gitarella da soli, come ai vecchi tempi. Fare i fidanzatini, tenersi per mano e non doversi preoccupare continuamente di perdere i figlioli per la strada...

Leggere con i lucciconi agli occhi il biglietto che mio figlio, quello brontolone, quello che ogni tre per due vorrebbe cambiare famiglia mi ha preparato per la festa delle donne in cui ha scritto Cara mamma ti voglio molto bene, mi piace passare il tempo con te. Vorrei passare la vita con te ma non posso purtroppo. Ma intanto mi godo la vita con te. Tu sei la mamma più bella e generosa che io abbia mai visto! E sperare che quella frase Ma non posso purtroppo non sia un presagio che sia avveri a breve...

Prendere atto che quelle cose che mi fanno imbestialire dei miei figli sono le stesse cose che mi riempiono la vita e la completano. Sono le goccioline di pipì sull'asse del gabinetto, le macchie bianche del dentifricio dentro il lavandino, il cesto della roba sporca sempre pieno, il bacino umido de IlGrande e l'abbraccio disinteressato de IlPiccolo che tra una quindicina d'anni mi mancheranno come l'aria che respiro.