domenica 8 marzo 2015

MAMMA E'...


La mia settimana, giorno dopo giorno, può essere sintetizzata in questi 15 punti. Almeno una decina di questi, sono comuni a gran parte delle mamme del cosmo. Dal primo mattino, in ordine cronologico devo:

Cercare di chetare l'euforia dei bambini appena svegli che sembra debbano sfogare il silenzio di tutta una notte nel primo quarto d'ora di luce. Quando non ho ancora preso il primo caffè.


Jacopo mettiti il grembiule! Jacopo mettiti il grembiule! Jacopo mettiti il grembiule! 
Pietro chiama l'ascensore, siamo in ritardo! Pietro chiama l'ascensore! Pietro chiama l'ascensore!
Ripetere le cose tre o quattro volte alzando il volume e cambiando il tono della voce da tranquillo a idrofobo passando da stizzito a furioso prima che uno dei due si connetta e mi dia retta.


Tornare a casa dopo averli accompagnati a scuola e iniziare a ritirare tutte le cose che sono riusciti a mettere in giro in quella mezz'ora da quando mettono il piede (quasi sempre quello sbagliato) a terra a quando lo mettono fuori dalla porta. Ci sono almeno due oggetti cadauno in ogni stanza della casa: un Playmobil e la pregiatissima miniatura di Raul nella vetrinetta in bagno vicino agli spazzolini, Capitan America e Iron Man seduti sul divano, un paio di dinosauri nel fornetto (davvero, non è una battuta), pezzi di armatura romana sui lettini, il telecomando della TV in mezzo alle merendine della colazione. E sopratutto fogli di riciclo disegnati per terra, sotto i letti, nel bidet.
Penso che farei prima a bruciare tutta la casa con un lanciafiamme prima di trovare un posto per ogni cosa, ma cerco di farlo lo stesso in attesa che in un quarto d'ora da quando i miei figli tornano a casa, sia rimesso tutto esattamente in disordine come l'ho trovato al mattino.

Aspettare IlGrande sotto scuola per una ventina di minuti mentre risale a cercare la sciarpa e/o il cappello che ha dimenticato in classe o in bagno o chissadovemaremmamaiala. Almeno due volte alla settimana. E non serve a nulla ricordargli di metterli dentro alle maniche del giubbotto perché se lui si ricorda di farlo, dimentica comunque il diario, i libri per fare i compiti, o la borraccia. In attesa che qualche mamma trovi la sua testa e mi whatsappi che me la renderà il lunedì successivo sempre che non gli serva prima, spolvero il corollario di santi e cristi perché siamo sempre gli ultimi ad essere messi al cancello dalle custodi.

Cambiare tutte le matite nell'astuccio di mio figlio due volte al mese con le matite più care e più resistenti, aprire il suddetto tutte le sere per vedere che non gli manchi nulla e scoprire che la metà delle matite sono di un'altra marca, più corte di due terzi e tutte spuntate. L'altra metà, invece, è caduta in terra e ha la mina rotta in piccolissimi pezzettini e mio figlio è costretto a colorare con il legno intinto nel sangue oppure le matite hanno cambiato colore. E' curioso, infatti, come dopo un paio di giorni il bambino arrivi SEMPRE con 4 matite bianche, due dorate e una argentata intatte e con la punta come da confezione e mi dica tutto orgoglioso che ha scambiato il rosso, il blu e il nero con il suo migliore amico del momento.

Ristudiare la geometria, la matematica e le tabelline, cercando di non compromettere l'idea che i miei figli hanno di me, che so tutto perché anche io sono una maestra e fingendo di ricordare tutto mentre ho difficoltà a dire velocemente quella del 7 e dell'8, e cerco di darmi un tono interrogando il bambino con la tavola pitagorica in mano...

Indagare come IlGrande riesca a camminare indossando le ciabatte solo sulle punte delle dita, strascicando i piedi con il tallone sempre alzato. Provo a minacciarlo dicendogli che gli incollerò i piedi con l'Attack alle ciabatte ma il risultato è quello di trovare le sue ciabatte in ogni strano posto della casa tranne ai suoi piedi.

Sgridare IlPiccolo tutte le volte che si siede sul poggiatesta o sul bracciolo del divano nuovo già sapendo che continuerà a farlo perché in fondo so che lui è la reincarnazione di un bradipo schizofrenico e ha conservato sia l'una che l'altra personalità.

Guardare il viso dei miei figli mentre l'amico festeggiato apre il regalo e vederci la tenera espressione del Fai che gli piaccia, fai che gli piaccia... e pensare Fai che gli piaccia se no son cazzi dopo che hai passato giorni a domandare ai tuoi bambini Cosa gli posso comprare? e dopo che ti sei sentita rispondere Fai te basta che non sia un vestito! 
Si, ma è un tuo amico, cosa ne so io di che cosa gli piace!
Vabbè, prendigli un giochino per il Nintendo!
Niente di meno dispendioso?

Jacopo devi lavarti i denti? Perché io devo andare... Pietro vieni che devo fare la cacca...
Io aspetto Jacopo per vestirmi! Pietro vieni! Accompagnami a buttare la bottiglia nello sgabuzzino...
Osservare i miei figli che non fanno nulla uno senza l'altro. Per pigrizia, per compagnia o per paura del buio. Così le volte che devo ripetere le cose che devono fare, le devo moltiplicare per due.

Cercare di convincere IlGrande a leggere l'ultimo libro comprato invece del catalogo al fondo del suddetto per cercare quello che dovrò compragli la prossima settimana.

Fare finta che IlPiccolo sia trasparente dopo che lui mi ha urlato sbattendo la porta Non mi parlare più, eh? Non voglio che mi parli più! e, quando quello stesso bambino che mi ha trattato come un pellaio poco prima, viene a chiedermi il bacino della buonanotte, rispondergli soddisfatta Ma non avevi detto che non volevi più avere a che fare con me? e rimanere sconcertata dalla sua risposta Io non ho mai detto questo, ho detto solo che non voglio che mi parli più!

Portarli la domenica in gita fuori porta e passare la giornata a spiegare a IlPiccolo che Sì, lo compriamo il ricordino ma prima di andare via...prima si guarda un po' la città...e a IlGrande che Non possiamo comprare l'armatura formato 1:1, non ci sta in casa, dovrebbe andar via uno di noi! e cambiare discorso prima che IlGrande risponda Può andar via Pietro!
Riflettere con mio marito che la prossima volta che si decide di andare via si potrebbero lasciare al nonno e fare una gitarella da soli, come ai vecchi tempi. Fare i fidanzatini, tenersi per mano e non doversi preoccupare continuamente di perdere i figlioli per la strada...

Leggere con i lucciconi agli occhi il biglietto che mio figlio, quello brontolone, quello che ogni tre per due vorrebbe cambiare famiglia mi ha preparato per la festa delle donne in cui ha scritto Cara mamma ti voglio molto bene, mi piace passare il tempo con te. Vorrei passare la vita con te ma non posso purtroppo. Ma intanto mi godo la vita con te. Tu sei la mamma più bella e generosa che io abbia mai visto! E sperare che quella frase Ma non posso purtroppo non sia un presagio che sia avveri a breve...

Prendere atto che quelle cose che mi fanno imbestialire dei miei figli sono le stesse cose che mi riempiono la vita e la completano. Sono le goccioline di pipì sull'asse del gabinetto, le macchie bianche del dentifricio dentro il lavandino, il cesto della roba sporca sempre pieno, il bacino umido de IlGrande e l'abbraccio disinteressato de IlPiccolo che tra una quindicina d'anni mi mancheranno come l'aria che respiro.